Abbazia di Santa Maria di Palis

Santa Maria di Palis o Paldis, chiesa campestre abbazia- Sorge a pochi chilometri da Uri, lungo la strada per Ittiri. Faceva parte della Curadora di Coros, nel regno Giudicale di Torres. Venne edificata nel 1205 in stile romanico dispirazione francese, lungo il tracciato della strada romana che portava a Ittis oggi Ittiri, la strada in seguito fu ribattezzata sistrada de sos padre, perch congiungeva labbazia ai monasteri di Nostra Signora di Coros e a quello di Nostra Signora di Corte a Sindia, un tratto di strada lunga circa 50 km, in un sito da bonificare perch palustre- come dice il nome stesso, da Paludis, Padulis- ad opera di una comunit monastica Cistercense Benedettina inviata da Clairvaux (Chiaravalle) su iniziativa del re turritano Comita de Lacon-Gunale (Comita II di Torres). Il Giudice sper che con la costruzione del monastero si potesse sviluppare lagricoltura e lallevamento nellallora zona paludosa, dove oggi sorge labbazia. Comita II di Torres don ai gruppi di monaci, inviati da San Bernardo di Chiaravalle, il seguente patrimonio: un certo numero di servi ed animali (pecore, vacche, capre, cavalli e buoi), pietre locali quali trachite rosa, tufo bianco di due diverse qualit, rigido e soffice. Furono pure donate due barche da pesca. Infine don una cospicua somma di denaro per i vestiti, i libri, le scarpe, i paramenti sacri, e larredamento degli edifici. I monaci rimasero a Paulis fino al 1420 circa, periodo in cui furono costretti ad abbandonare labbazia perch perseguitati dai Catalano-Aragonesi. Accanto alla chiesa restano le rovine dellabbazia e del convento. Le costruzioni andarono pian piano in rovina, ma la chiesa continu a funzionare come Parrocchia di Paulis e,dal 1580 circa, come Chiesa campestre della Parrocchia di Uri. La tradizione continua ancor oggi con la festa di N.S. di Paulis, che si celebra tutti gli anni il marted di Pentecoste.

Labbazia nacque in breve tempo e venne dedicata alla Madonna di Chiaravalle. I monaci godevano di una grande libert politico-amministrativa. Bonificarono subito la zona, liberandola dalle paludi e favorirono veramente lo sviluppo agro-pastorale della zona. Fu edificata con risparmio di mezzi da maestranze locali, come risulta da alcuni particolari, quali leterogeneit dei materiali da costruzione e la totale assenza di decorazioni esterne. Di notevoli dimensioni 45 metri di lunghezza per 22 di larghezza, ha pianta a croce latina, con tre navate voltate a botte, con abside rettangolare a chiusura della navata centrale. Il transetto era concluso da due cappelle con volta a botte a sesto ribassato. Le cappelle a fianco dellaltare maggiore erano dedicate: quella di sinistra a San Bernardo (festeggiato dagli usinesi); quella di destra al Salvatore (festeggiato dagli ittiresi). Sullaltare maggiore cera la statua della Madonna di Paulis, la cui festa veniva celebrata dagli uresi. Per la costruzione bisognava tener conto del clima e delle piogge; La chiesa, infatti, doveva essere disposta in modo da proteggere le pareti architettonicamente pi elaborate dagli agenti naturali capaci di corroderle. Il campanile era basso e il tetto era ricoperto di lastre di ardesia, usate in Francia per far scivolare la neve. Queste lastra provenivano dalle miniere dellArgentiera. I muri esterni erano costruiti con pietre di tufo squadrate. Ai muri erano appoggiati dei contrafforti di sostegno a forma triangolare. In alcuni muri perimetrali si aprivano delle feritoie a forma rettangolari, che servivano per fare entrare laria e la luce. Nel lato posteriore dellabside vi lo stemma dellAbbazia di Paulis; al centro delle due finestre c una figura a forma di croce con doppi uncini; sotto vi un motivo floreale (gigli). Internamente la chiesa era molto semplice e sobria (senza affreschi), perch la regola di san Bernardo proibiva che i monaci si distraessero durante le funzioni religiose. Il coro dei monaci, situato nella navata principale, era separato da quello dei conversi da una balaustra alla quale era addossato un pulpito per la lettura. Vicino alla balaustra vi erano dei banchi per i fratelli infermi.

Oggi allo stato di rudere, di essa rimane il colonnato destro della navata centrale, una navatella laterale, un tratto del muro perimetrale del transetto e labside con due affreschi. Si trova in queste condizioni perch distrutta da alcuni cercatori di tesori, che demolivano tutto nella speranza di trovare qualcosa di particolarmente prezioso. Alcuni di questi cercatori sono morti a causa dei crolli. Lultimo crollo risale al 1900. Dietro laltere ci sono ancora due disegni che rappresentano uno San Bernardo di Chiaravalle, fondatore dellordine Cistercense, e laltro Gonario di Torres, che rinunci al trono per diventare frate converso. Questi dipinti sono stati realizzati da Piero Cao. Il Cao era un eremita ed anche uno studioso; gli avevano dato lappellativo di Padre Biancu (frate bianco) perch aveva labitudine di vestirsi con labito dei monaci cistercensi anche se non lo era. Piero Cao visse per molto tempo nellabbazia di Paulis, battendosi per farla restaurare e restaurandola egli stesso. Fu assassinato e buttato nel pozzo del monastero. Allinterno dellaltare vi erano delle colonne i cui capitelli sono stati portati ad alcuni musei. Intorno allaltare cerano dei sedili di pietra per i monaci.

Tutt'intorno si possono riconoscere i resti del monastero che era annesso alla chiesa, individuando il tracciato di fondazione del chiostro e strutture relative ad altri ambienti monastici, tutte voltate a botte. Il monastero era orientato a settentrione, caso davvero insolito nell'architettura monastica che, per ovvie ragioni di sfruttamento della luce, prediligeva quasi immancabilmente l'orientamento dei locali e soprattutto del chiostro a mezzogiorno. Vi sono state tre fasi di restauro, lultima terminata pochi mesi fa, dove sono stati riportati alla luce i basamenti delle altre colonne, il pavimento originale in trachite (ricoperto da pi di 80cm di terra e polvere), poi sono state ritrovate camere usate dai monaci e le varie entrate dellabbazia e sono state rinforzate il coro, parte del transetto e parte della fiancata. In particolare il transetto stato trasformato in una cappella autonoma, riconsacrata e adibita a luogo di culto.

bibliografia essenziale:
1)" Viaggio nel tempo " a cura di Giovanni Maria Cappai,
2)" Coracensis " annuario dell'Associazione Culturale Paulis,
3)" DIzionario STOrico SArdo" a cura di Francesco Cesare Casula;
immagini di Danilo Casiddu e tratte dal sito "Sardus.it".

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